Buoni e Cattivi – Rompicapo

Episodio n. 04
I rompicapo di Emma la Pasticcera
di Lorenzo Pescini

Buoni e cattivi – La giornata era finita, ma non il lavoro per Emma. Riordinare il negozio, riporre le paste ed i dolci in frigo, svuotare i portacenere… insomma il rituale di ogni sera. Gino, un arzillo ottantenne che amava ricordare il suo passato, le teneva spesso compagnia mentre lei lavorava alacremente.

“Te l’ho mai raccontato Emma di quando, per uno stupido errore di gioventù, mi sono ritrovato in gattabuia…” disse quella sera Gino sedendosi ad un tavolino ancora sporco. “Là, c’era una poliziotta, Nina, che ti assomigliava tanto. D’estate, era lei che ci permetteva di uscire nel piazzale esterno per l’ora d’aria. Per sicurezza, però, dovevamo sempre essere ammanettati a coppie”. Gino si accese un Toscanello immerso nel fumo e nei ricordi. “Eravate in molti?” ruppe il silenzio Emma mentre dava il cencio in laboratorio. “Mai meno di una decina di coppie” rispose Gino. “Ma la cosa più bella era il gioco dei Buoni e Cattivi che Nina ci aveva insegnato. Era per tutti noi un vero tormentone.”

“Buoni e Cattivi?” chiese stancamente Emma chinata dietro il bancone.

“Sì Emma. Tutte le coppie erano Buone tranne una, estratta a sorte, che aveva il ruolo della Cattiva. Una parodia della realtà che era solita sottolineare Nina.” Gino si interruppe un istante. “Le regole erano semplici. Il piazzale era formato da grandi mattonelle quadrate. Ogni mattonella poteva contenere solo una persona e viceversa.

Buoni e cattivi - Rompicapo
Buoni e cattivi – Rompicapo

Ogni coppia…

di Buoni doveva copriva due mattonelle contigue in verticale od in orizzontale. La coppia dei Cattivi invece copriva due mattonelle vicine ma in linea diagonale. Obiettivo del gioco era quello di occupare, tutti insieme nessuno escluso, un gruppo di mattonelle che formavano esattamente una forma quadrata o rettangolare. Il premio – proseguì Gino – era una stecca di sigarette!”.

“Che bello!” sospirò tanto per fare Emma sperando che l’amico se ne andasse presto. “Beh, forse non ci crederai ma ci divertivamo un mondo. Ci si muoveva spostandoci su quelle mattonelle come dei bambini. Ma alla fine, non so perché, non ci siamo mai riusciti. Rimanevano sempre o mattonelle vuote all’interno della forma – cosa non permessa dal gioco – o qualcuno che restava fuori della quadratura. Ricordo come se fosse ieri il sorriso beffardo di Nina che era solita finire dicendo – Stop! Rientrate dentro. Ma ricordatevi che fino a quando cattiveria ci sarà, niente di buono costruire si potrà”.

L’attenzione di Emma, fino ad allora concentrata solo sul lavoro, fu però colpita da quelle parole in rima. Posata la granata mentalmente provò ad immaginare come in un film la faccia di Nina, i carcerati ammanettati, il piazzale lastricato e  dopo un attimo, in tono bonariamente canzonatorio esclamò: “Caro Gino, ho la netta sensazione che Nina vi abbia fatto scorrazzare sul piazzale come degli scemi sapendo che ciò che vi chiedeva era assolutamente impossibile!”.

Gino sembrò rifiutarsi di capire il significato delle sue parole. Stanco, riaccese il sigaro e salutando se ne andò. Emma finalmente sola, fu libera di addentare un bel pezzo di pizza capricciosa rimasta invenduta e soddisfatta delle pulizie fatte si rallegrò della brillante intuizione.

Domanda de “Buoni e Cattivi”

Quale è stata l’intuizione di Emma?


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Il mare d’inverno


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