Allo specchio

“Confesso che ho vissuto”
Pablo Neruda

Davanti allo specchio guardo i segni lasciati dai mie giorni vissuti. Quelli straordinari, carichi di gioia ed inevitabilmente  quelli tragici ed anche  quelli pessimi. Perchè come la musica è fatta di vuoti e di pieni: esiste perchè ci sono le pause, come l’armonia per la dissonanza.

Come alle auto, che la strada percorsa consuma i battistrada, opacizza la carrozzeria, riga il parabrezza, logora il motore. Ma i viaggi non lasciano solo questo. Ti arricchiscono dentro, danno nuovi colori alla tavolozza delle emozioni, regalano ulteriori sensazioni nel bagaglio che ti porti dentro. Evitando le buche più dure ma continuando ad andare sempre avanti, alla ricerca del proprio futuro.

Certo, l’auto appena uscita dalla concessionaria, che profuma di nuovo, che sotto la luce del sole sembra brillare come una stella ha una bellezza infinita. Ma se finisce in un museo rimanendo congelata così com’è per l’eternità, non è più una vettura ma un cimelio che, come una bomba inesplosa o un regalo mai scartato, guarda sconsolata fuori dalle finestre immaginando la bellezza di una pazza corsa sul bagnasciuga con la salsedine che incrosta i finestrini e la sabbia che sporca dentro.

Se stai pensando agli eventi passati, belli o brutti che siano, significa che hai avuto la fortuna di vivere direttamente i primi e di essere sopravvissuto ai secondi e tutto questo dovrebbe essere per te fonte di inesauribile gioia. Giorno dopo giorno.
E poi i ricordi sono la parte più importante e duratura del tuo trascorso. Chi non ha niente da ricordare, probabilmente porta su di se scarse tracce del tempo ma non sa neanche cosa significhi per davvero vivere. La sua è una partitura dalle tante pause e dalle poche note. Monotòna. Se dovessi cambiare qualcosa nel mio passato non andrei certo andare a cercare nelle scelte che ho fatto, giuste o sbagliate che siano state, quanto piuttosto tra quelle poche scelte che NON ho fatto. E’  l’evento mancato che ogni tanto è fonte di dubbio (…e se avessi…) anche se del “senno del poi” è pieno il mondo.

Perchè emozionarsi è una delle esperienze più belle che ti possa capitare.

Lorenzo – 25 dicembre 2012

Il quadro è del pittore danese Christoffer Wilhelm Eckersberg (1783-1853)

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