Nico Paladini – Pittore esploratore

Nico Paladini è nato ad Empoli il 18 Ottobre 1949. Figlio di Rino Paladini, maestro vetraio, e Nicla Niccoli, sarta. Fino da bambino manifesta una spiccata tendenza verso il disegno ed il colore, questa inclinazione orienterà i suoi studi verso le materie artistiche. Di carattere turbolento e fantasioso, conduce però una formazione scolastica scostante e spesso interrotta.

Frequenta il Liceo Artistico di Savona e Firenze abbandonando questi studi, per diplomarsi poi nel 1970 all’Istituto d’Arte di Siena. Successivamente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze; in quel periodo è in amicizia  e sono suoi Maestri, i pittori Loris Fucini e Virgilio Carmignani. Pochi anni prima, aveva conosciuto lo scrittore Peter Kolosimo durante un singolare viaggio a Torino; affascinato dalle teorie fantastiche di Kolosimo sull’origine della civiltà, Paladini orienta la sua iniziale produzione artistica in senso surrealista.

Nico Paladini – Brochure 2019

La famiglia

Nico Speleologo

Sempre nello stesso periodo scopre la speleologia, una curiosità innata verso il mondo dell’esplorazione e dell’avventura andrà così sviluppandosi per diversi anni, dandogli la possibilità di fare esperienze singolari. È quello un periodo in cui l’esplorazione delle grotte, ancora lontano dalle moderne attrezzature e tecniche di discesa, viene vissuto in modo pionieristico.

Alla fine degli anni sessanta Nico viene invitato a partecipare ad una grossa spedizione combinata tra i Gruppi Speleologici di Firenze, Bologna e Trieste con l’obbiettivo di raggiungere il “fondo”(la galleria terminale) dell’Antro del Corchia, allora la grotta più profonda d’Italia (-1210mt.), casualmente si trova ad essere nella squadra di punta del gruppo e per l’inesperienza precipita nel vuoto cadendo per dodici metri , fermandosi vicino all’imbocco di un pozzo molto più profondo, e per questo battezzato il “miracolato” della spedizione.  Nonostante questo inizio traumatico,

Paladini fonda un gruppo speleologico il L.A.S.E. (Lega Alpinistica Speleologica Empolese) e organizza numerose spedizioni in Italia, tra cui l’Abisso di Monte Cucco (Umbria), la Su Bentu, Su Anzu, Bue Marino, Ispinigoli (Sardegna), Piaggiabella (Piemonte) e all’estero Ojo Guarena (Spagna), soprattutto nel 1971 è autore della scoperta del secondo ingresso dell’Antro del Corchia (Alpi Apuane), da lui chiamata “Buca del serpente”, per le contorsioni che si doveva fare per superare le strettoie iniziali, scoperta che permetterà molti anni dopo, la progettazione del Corchia turistico.

L’Antro del Corchia…

… è  la cavità dove gli speleologi empolesi effettuano più esplorazioni; nel 1973 durante un’altra spedizione, Nico con due compagni resterà nella stessa spelonca per 11 giorni, per fare esplorazioni e ricerche per l’Università di Firenze.  Nel 1977 con l’aiuto del Dr. Francesco Nicosia Sovrintendente alle Belle Arti dell’Etruria settentrionale, organizza una spedizione speleoarcheologica patrocinata dall’Istituto Italo Latino Americano, sull’altopiano peruviano.

Lo scavo progettato ebbe inizio, dopo un indagine morfologica, sotto un monolito conosciuto come Cinkana Grande, che si trova nell’area archeologica della monumentale fortezza incaica di Saqsaywaman. Nico si proponeva di dare conferma ad una antica leggenda incaica che voleva la fortezza collegata al tempio del dio sole Kori Kancia (oggi iglesia di Santo Domingo a Cuzco), attraverso una serie di gallerie, come narrato da Garcilaso de La Vega nei suoi Commentari Reali.

La fabbrica dei sogni

Assieme ad una equipe dell’Università di Cuzco guidata dal Prof. Zuniga, geologo e archeologo, la spedizione riuscì ad individuare e liberare l’inizio di questo cammino sotterraneo.

Successivamente…

… il team italiano esplorò alcune grotte situate a più di 4000 mt. sull’altopiano andino, cavità tra le più alte del pianeta. Il viaggio continuò fino in Amazzonia per conoscere il già famoso esploratore Celestino Kalinowskj (figlio del naturalista polacco Johann Kalinowskj).  Dopo alcuni giorni vissuti nel villaggio  Dos de Mayo, sul rio Inambari, e una notte con Celestino a caccia di caimani, Nico progettò con lui di organizzare una spedizione alla ricerca di un leggendario tesoro, in una regione inesplorata della giungla del Rio Alto Madre de Dios.  

Con un interesse sempre maggiore verso il passato del Sud America, visitò successivamente zone archeologiche della Bolivia (Tiahuanaco) e nel ’78, della Colombia (Sant Augustin); nel ’79 è di nuovo in Perù per completare la conoscenza delle culture preincaiche (Mochica-Cimù e Chavin de Huantar) volare sulla pampa di Nazca e discendere con le canoe il Rio Alto Urubamba fino al Pongo di Mainique.

In questi viaggi…

… lo segue spesso la moglie Stella Chiarugi e la figlia Aleida.  Negli anni ottanta comincia una più costante attività di alpinismo e  arrampicata e viaggia nella Amazzonia Brasiliana e nel Minas Gerais per interessi mineralogici.   Nell’82 sale il Kilimanjaro 6000 mt, e va fino in Islanda in fuoristrada, attraversando l’isola nella sua parte interna da Nord a Sud. Nell’83 visita Skri Lanka e l’Ecuador dove sale il vulcano Chimborazo 6300 mt. e percorre in canoa una parte del Rio Napo verso la Selva Amazzonica. In questi anni Nico lavora come istruttore di laboratorio in un centro per disabili. 

Sempre nell’83 sale il Monte Bianco restando miracolosamente illeso dalla frana causata dalla caduta di un enorme monolito di roccia riuscendo, oltre a sè anche a salvare i compagni di cordata. Continua l’attività alpinistica salendo numerose “vie” classiche sulle Dolomiti con l’amico e guida Zepp Renzler e sulle Alpi Apuane.

Il vello d’oro

Nell’85 dopo un tentativo ostacolato dal maltempo di salire l’Aconcagua 7000 mt. organizza con l’alpinista veneto Francesco Santon una serie di spedizioni in una regione inesplorata delle Ande Argentine della provincia di Mendoza.

Nell’86, durante la spedizione italo-argentina…

… organizzata con la supervisione  del prof. Ardito Desio, ad una montagna senza nome di 5400mt, poi chiamata Cerro Venezia,  dedica alla figlia Aleida la “prima” ascensione di un altra montagna  di 4540 mt.  Nella stessa spedizione, con un cammino di tre giorni a cavallo attraverso le montagne, assieme ad una equipe della R.A.I. raggiunge i resti dell’aereo uruguayano dei sopravvissuti delle Ande caduto nel 1972, assieme a loro c’è anche Seler Parrado, il padre di Nando, l’autore del salvataggio del gruppo dei sopravvissuti, che rilascerà una famosa intervista per il telegiornale italiano e segnerà per Nico l’inizio di una lunga amicizia con la famiglia Parrado.

La spedizione si conclude con un viaggio attraverso le zone preistoriche e naturalistiche della Patagonia. Con all’attivo una lunga esperienza in campo fotografico, in questi anni Paladini intraprende il lavoro pubblicitario come fotografo di moda, pubblica su Vogue, Donna, Fashion ecc, e grafico, questa più diretta conoscenza del mondo dei media lo porterà a formulare e concretizzare i concetti che sono alla base del Metropolismo, il movimento pittorico da lui fondato con Romano Petrucci negli anni ottanta.

Però fondamentale per il suo sviluppo artistico è stato prima l’incontro e la successiva amicizia con il noto gallerista Antonio Russo, con lui infatti, dopo la prima esposizione alla Barcaccia (Piazza di Spagna, Roma) realizzerà numerose mostre in alcune città italiane e lavorerà alla pittura come professione.  

Non trascurando la sua indole avventurosa, nell’89 torna in Argentina per attraversare a cavallo le Ande (del gruppo fa parte anche la figlia Aleida) fino alle rovine del Pueblo Perdido un antico villaggio indiano a 3500mt. sulle pendici del vulcano Overo, per effettuare delle ricerche per conto dell’Università di San Rafael. Nico aveva già raggiunto il sito archeologico nell’86 grazie alla disponibilità di due elicotteri forniti dall’esercito argentino.

Raccomandata 729

Assieme al Dr. Franceso Mantelli…

… già da tempo compagno di numerose avventure e viaggi, raggiunge poi la vetta di due montagne senza nome, battezzate successivamente: il Cerro Navidad 3800 mt. e il Cerro Siena 4080 mt.  Però l’obbiettivo principale della spedizione era la misurazione delle vette andine con i nuovi strumenti gps,  e quando fu la volta dell’Anconcagua, la montagna più alta d’America 6962mt., mentre un equipe guidata dal prof. Tomelleri dell’Università di Padova eseguiva il programma topografico, una cordata di quattro alpinisti tentava di raggiungere la cima della montagna.

Ma durante la salita effettuata troppo velocemente e senza adeguata acclimatazione, un inizio di malessere si trasformò in un pericoloso principio di edema polmonare, che bloccò Nico quando si trovava a quota 6200 e mentre imperversava una  bufera di neve a -30 sotto zero, costretto per una notte in tenda a lottare per la vita, alle prime luci dell’alba con l’aiuto dei compagni iniziò una difficile discesa su di un ghiacciaio per riuscire a perdere quota e  raggiungere il campo base.

Dall’Argentina è poi in Cile…

… dove va a visitare i giganteschi monoliti dell’isola di Pasqua e alcune “cuevas” e vola anche all’isola di Robinson, nell’arcipelago di Juan Fernandez.   Nel ’90 conosce il pittore francese Alain Bonnefoit, è l’inizio oltre che di una grande amicizia, anche di un periodo di lavoro in cui spesso Alain e Nico si ritrovano nei rispettivi studi e dipingono con le stesse modelle. 1991: viene invitato a partecipare alla mostra “La donna e l’orchidea” all’isola della Reunion. Nel ’92 vola ad Esquel in Patagonia e poi è in Nepal per effettuare un trekking sull’Himalaya, durante la spedizione italiana al Tilicho Peak. Agli inizi del ’93 partecipa alla spedizione scientifica dell’Università di Siena e di Tucuman sulle Ande dell’estremo Nord dell’Argentina, in territori inesplorati  tra Bolivia, Cile e Argentina.

In questo viaggio, al fine di raggiungere e documentare una grande caldera vulcanica che era stata individuata da un satellite, scala una vetta del massiccio del Pissis che non era mai stata salita di 6200 mt., e durante la salita con l’andinista argentino Daniele Villagra, bivacca una notte senza tenda e sacco a 5800mt.

Nel giugno del ’93, il movimento del Metropolismo…

sottoscritto ufficialmente con un manifesto nel 1987 da Nico Paladini e Antonio Sciacca, e promosso da Romano Petrucci, viene presentato a Roma con una grande esposizione allo Spazio Flaminio, stampa e tv nazionale si occupano ampiamente e con interesse dell’avvenimento.

Negli anni novanta l’attività e la produzione artistica di Nico è soprattutto indirizzata verso le successive mostre del Metropolismo; alternata ad alcuni viaggi a scopo umanitario effettuati nelle zone di guerra della vicina Bosnia. Questa esperienza diretta della tragedia dei Balcani sarà ispiratrice oltre che di una serie di pitture contro le guerre, anche di un racconto con cui Paladini vince il premio letterario “il Fiorino” a Firenze nel dicembre 1994. Nel 2001 viaggia in Mali, per conoscere la popolazione Dogon e i villaggi della falesia di Bandjagara.

È poi la volta del Sahara…

… nel 2002 e 2004 partecipa ad  alcuni viaggi nel deserto della Libia sulle tracce della preistoria sahariana, visitando ripari dipinti e incisioni rupestri, questa esperienza sarà fonte d’ispirazione di diverse opere sul tema del deserto e della migrazione. Successivamente viaggia in Egitto, dall’oasi di Siwa alle zone archeologiche.

Seguono mostre personali e del Metropolismo in Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Olanda, Germania e Italia, fino alla  antologica del Metropolismo presentata alle Scuderie di Palazzo Ruspoli a Roma, dal prof. Bonito Oliva nel 2012;  e fino ad oggi con mostre alternate tra Francia e Italia, rivolgendo sempre la sua espressione su tematiche legate all’attualità in continuità con i concetti del Metropolismo.

Lo studio di Nico è a Faltognano, Vinci, a poca distanza dalla casa natale di Leonardo.   Hanno parlato di lui:  Luciano Luisi, Renato Civello, Achille Bonito Oliva, Omar Calabrese, Alberto Abruzzese, Valerio Dehò, Renato Minore, Vittorio Sgarbi, Patrice de la Perriére, Tommaso Paloscia, Giovanni Lombardi, Maurizio Vanni, Ennio Calabria, Mahmouud Salem Elsheikh, Franco Boni, Riccardo Ferrucci, Stefano Masi e Romano Petrucci.

Aletta

Nico Paladini e Il Metropolismo

Il 27 ottobre 1986, durante un’intervista radiofonica alla Rai, Nico conia il termine Metropolismo, poi nel 1987 firma con Antonio Sciacca  un manifesto provocatorio nella tradizione dei movimenti pittorici. Aderiscono all’iniziativa anche l’uruguaiano Carlos Grippo ed il turco Timur Incedayi.

1988: Nico Paladini espone per la prima volta opere del Metropolismo, alla Arte fiera di Bologna. 1991: il giovane Luca Modugno, talento emergente della grafica pubblicitaria, disegna il logo del Metropolismo.

1992: Omar Calabrese, Professore di Semiologia delle Arti presso l’Università di Bologna e Presidente dell’Associazione di Studi Semiotici, trova nel Metropolismo straordinari segnali di aderenza alle mode comportamentali degli anni ’80 e scrive il saggio “Metropolismo”.

Nel 1993 la casa  editrice milanese Leonardo Arte, pubblica nel volume “Metropolismo”, i saggi di Omar Calabrese, di Alberto Abruzzese, Ordinario di Sociologia delle Comunicazioni di Massa presso l’Università di Roma, dello scrittore e giornalista Renato Minore e del critico Valerio Dehò.

Il 3 giugno 1993…

per iniziativa della Banca di Roma, nei duemila metri quadri di un ex deposito tranviario, suggestivo gioiello di archeologia industriale messo a disposizione dal Comune di Roma, il maestro Alberto Sughi, Presidente della Quadriennale, inaugura la mostra “Metropolismo, immagini e riflessi del nuovo movimento pittorico”.

Il 20 novembre 1993, la Regione Siciliana allestisce a Siracusa la mostra “Metropolismo, occasione per riflettere” inaugurata dal prof. Vittorio Sgarbi e presentata dall’On. Spoto Puleo.

Il 12 gennaio 1995 a Madrid, presso l’Istituto Italiano di Cultura, in occasione dell’omonima mostra, il prof. Achille Bonito Oliva presenta il suo volume “Metropolismo, ostensibile value”.  Nel 1995 nasce Archivi del Metropolismo srl per curarne il marchio, l’immagine, la diffusione e la commercializzazione.

Il 7 ottobre 1995 lo Young Museum nel Palazzo Ducale di Revere apre la propria attività con una mostra sul Metropolismo.

Nel 1996 lo studio del Metropolismo è inserito nel testo di storia dell’Arte della facoltà di Architettura dell’università di Roma (Lezioni di Anatomia il Corpo dell’Arte ed. Kappa).

Appesa ad un filo

Il 3 febbraio 2000, nelle sale del Complesso del Vittoriano a Roma, si inaugura la mostra “Metropolismo, sei casi di pittura telematica” presentata dal prof. Achille Bonito Oliva.

II 10 settembre 2001…

nella Sala Giubileo del Complesso del Vittoriano a Roma, il prof. Alberto Abruzzese, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso l’Università La Sapienza di Roma, presenta la mostra “dal Metropolismo alla Communication Painting”.

Il 3 maggio 2003, a 10 anni dalla prima mostra, la Città di Viterbo ospita la mostra “Metropolismo, il ruolo della pittura nella strategia della comunicazione”.

Il 3 novembre 2003, in occasione del Semestre Italiano, Nico Paladini espone opere del Metropolismo nel palazzo sede del Parlamento Europeo nella Città di Lussemburgo.

Il 12 febbraio 2004 organizzata dal Festival Sete Sòis Sete Luas e dall’Istituto Italiano di Cultura in Portogallo, presso il Museu da Agua di Lisbona si è svolta la mostra “Metropolismo, comunication painting”.

Il 6 maggio 2006 Nico Paladini presenta trenta opere del Metropolismo nella mostra personale “Dei Nostri Tempi” patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Matera e allestita nell’antica chiesa di Santa Maria de Armenis ai Sassi di Matera.

  • Firenze, lezioni di Metropolismo all’Università di Lettere
  • Parigi, Carrousel du Louvre, Salon de la Societè National des Beaux-Art, conferisce il secondo premio all’opera “Raccolta differenziata”
  • Parigi, Places des Vosges, Galerie Mouvances
  • Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli, mostra del Metropolismo presentata dal prof. Achille Bonito Oliva.
  • Viterbo, Loggia comunale

Hanno partecipato al movimento del Metropolismo I pittori:

Antonio Sciacca – Carlos Grippo – Timur Inceday

David La Rocca – Mirko Pagliacci – Pierluigi Cesarini

Loredana Raciti – Angelina Kuzmanovic – Carlo Frisardi

Stefano Solimani – Enrico Maria Angelini

Giampiero Malgioglio – Bruce Atherton – Marco Ortolan

Nico Paladini

via Santa Maria, 8 – 50059 Vinci – FIRENZE – ITALIA

nicopala@libero.it

www.nicopaladini.it

Cell. +39 339 7277038

Sulla strada di Venere (Progetto: Verso musiche a colori)

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