Amazzonia e Siberia in fiamme: perchè?

In questi giorni (agosto 2019) i media ci stanno tempestando di allarmanti notizie riguardanti incendi mostruosi scoppiati in foreste del nostro pianeta tra loro molto distanti. L’Amazzonia e la Siberia sono infatti in fiamme. Fatti sconvolgenti che, in uno scenario dove le ricadute del crescente aumento di CO2 nell’atmosfera sono sempre più disastrose, ci lasciano intravedere una futuro apocalittico… e pericolosamente imminente.

Incendi in Amazzonia e Siberia

Si legge sul tema:

Il polmone del mondo sta andando a fuoco: l’Amazzonia, si sta riducendo in cenere, devastata dagli incendi che, ogni minuto, distruggono aree verdi grandi come tre campi di calcio.

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Amazzonia in fiamme

La foresta pluviale più grande del mondo, che costituisce l’habitat naturale per tre milioni di specie, animali e vegetali, e che produce il 20% dell’ossigeno atmosferico e assorbe annualmente oltre 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, dall’inizio dell’anno è stata colpita da 72 mila incendi, di cui quasi 10 mila segnalati solo nell’ultima settimana, secondo le rilevazioni dell’Agenzia Spaziale Brasiliana. Una devastazione da record: rispetto all’anno scorso, l’incremento è dell’84%. La cifra riportata da Greenpeace è, in realtà, ancora più allarmante: arriva al 145%. Brucia la foresta degli stati brasiliani di Amazonas, Rondonia, Mato Grosso, Parà e del Paraguay.” (da Vanity Fair )

Siberia in fiamme

Siberia in fiamme, Greenpeace – Bruciata un’area grande come la Grecia. Ignorati 295 incendi – Spegnerli costa troppo. Foreste in fiamme, territori bruciati e animali in fuga o morti. Tutte immagini postate sui social e accompagnate dall’hashtag #SiberiaIsBurning. Secondo Greenpeace Russia sono 13 i milioni di ettari bruciati nel Paese solo nel 2019. All’origine del disastro, hanno spiegato le autorità forestali russe, ci sono i fulmini ma il vice ministro delle Emergenze, Igor Kobzev, ha dichiarato lunedì che – la maggior parte è iniziata vicino a delle strade – ed è stata causata da persone.” (da Il Fatto Quotidiano )

Se è vero che gli incendi in Amazzonia e Siberia son realmente dei disastri di proporzioni bibliche che mettono a repentaglio il futuro dell’intero pianeta le domande che mi balenano alla mente sono tre… più uno spunto di riflessione.

Nessuna Task Force Internazionale per i polmoni del mondo?

Come mai che al momento in cui le autorità competenti vengono a conoscenza del fatto, qualunque sia la natura, le cause o il luogo dove sia appiccato un incendio ad uno dei principali polmoni del pianeta, non si attivi una qualche forma di task force internazionale? Una task force che accorra in massa a spengere gli incendi e dare protezione ad uomini ed animali, così come avviene per altri catastrofici fenomeni naturali come le inondazioni, i terremoti e le eruzioni vulcaniche?

Nel caso degli incendi in Amazzonia e Siberia, un intervento immediato e massiccio potrebbe scongiurare il peggio. Potrebbe infatti ridurre in modo significativo i disastrosi effetti di una sterminata distruzione di foreste e di tutte le forme viventi nell’area oggetto di incendio.

Impotenti davanti alle fiamme?

Al giorno d’oggi, grazie a forti investimenti nella ricerca, siamo in possesso di tecnologie che ci permettono di avventurarci nell’universo, di comprendere l’infinitamente piccolo e l’enormemente grande, di elaborare miliardi di operazioni in un nanosecondo, di prevedere i fenomeni con largo anticipo, di ricostruire tessuti umani. Come è possibile che non sia stato ancora trovato un sistema efficace contro gli incendi forestali? Certe volte osservando i Canadair sopra le foreste in fiamme, mi sembra di vedere un soldato che da solo tenta di fermare un esercito con una fionda.

Nessuna alternativa agli incendi?

Se, come sembra, gran parte degli incendi ha natura dolosa ed nasce dall’esigenza di rendere utilizzabile un terreno boscoso per la coltivazione o l’allevamento, mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia trovato il modo di costituire un ente, una fondazione a carattere internazionale e sovranazionale che finanzi progetti e percorsi alternativi per lo sfruttamento sostenibile della foresta. Mi pare peraltro incredibile che non ci siano metodi migliori per sfruttare le potenzialità di una zona verde (legname, turismo, frutti, etc.) se non quello di dargli fuoco.

Cosa resterà di questo trentennio?

L’ultima domanda, un po’ pleonastica la rivolgo a tutti i nati tra gli anni 60’ e 80’: che mondo lasciamo ai nostri figli ed ai nostri nipoti, sangue del nostro sangue? Un pianeta sicuramente peggiore di quello che abbiamo ricevuto dai nostri genitori. Un pianeta che ci sta disperatamente dicendo, con segnali inequivocabili, che sta morendo. Che lo stiamo selvaggiamente massacrando, riempendo gli oceani con la plastica, surriscaldando il pianeta, distruggendo ecosistemi e catene alimentari… Se continuiamo brutalmente a seviziarlo finirà per morire. E noi assieme a lui. Nessuno escluso.

Alcuni suggerimenti per dare un contributo concreto per proteggere il nostro pianeta:

https://amazoniabr.org/it/

http://amazzonia.wwf.it/

https://www.legambiente.it/


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